“Controesodo” per ripopolare i territori marginali
Alle prese con un calo demografico che sembra inarrestabile, Montecchio moltiplica le collaborazioni con i territori limitrofi per contrastare il fenomeno dello spopolamento e garantire i servizi fondamentali ai cittadini
Montecchio moltiplica le collaborazioni con i comuni circostanti per riuscire a garantire i servizi comunali indispensabili. Alle prese con un calo demografico che sembra inarrestabile attualmente ha un’orizzonte futuro di soli 91 anni: questo significa il calo di le 200 persone registrato dal 2011 al 2022. Nell’intervista il Sindaco, Federico Gori, spiega le strategie possibili
D. - Che cosa significa per una realtà come quella da Lei amministrata in termini di vita quotidiana, erogazione di servizi, manutenzione del territorio, salute delle persone, trasporti pubblici?
R. - Garantire una vivibilità nelle realtà inserite nella strategia delle aree interne rappresenta una grande sfida, per noi amministratori ma in generale per la politica tutta. Lo spopolamento e la desertificazione dei servizi sono i temi prioritari dell’agenda degli amministratori dei Piccoli Comuni, chiamati quotidianamente a lottare per mantenere in vita servizi essenziali che garantiscono, sempre più a fatica, la presenza di cittadini in questi luoghi. Siamo ad un punto in cui purtroppo sembra essere una sfida solo per chi vive quei luoghi, non tenendo conto del fatto che lo spopolamento delle aree interne genera un conseguente inurbamento e disservizi nelle città, oltre ad uno squilibrio abitativo che ne compromette la qualità della vita in entrambi i casi.
D. - Un effetto del calo demografico è anche il progressivo invecchiamento della popolazione: che cosa significa a Montecchio?
R. - Il calo demografico e di conseguenza l’invecchiamento della popolazione innanzitutto stanno compromettendo il delicatissimo equilibrio scolastico, portando alla costituzione di pluriclassi, presagio di chiusura degli istituti scolastici nei piccoli centri. La scuola rappresenta una delle poche speranze di sopravvivenza e di resilienza. Al tempo stesso, nonostante la consapevolezza dell’invecchiamento demografico i servizi sanitari territoriali risultano essere sempre più insufficienti, a partire proprio dalla carenza dei medici di medicina generale, primo punto di contatto per i cittadini che vivono queste realtà marginali. Invertire questa rotta è vitale per garantire il futuro di quelle comunità che hanno rappresentato da sempre l’identità del nostro Paese.
D. - L’apparato tecnico e burocratico del Comune di Montecchio si trova ad agire in condizioni sempre più difficili: come è cambiata la struttura del personale e del bilancio negli ultimi anni?
R. - Il blocco del turn over e la digitalizzazione sempre più necessaria hanno posto enormi sfide ai nostri organici, spesso esigui e anagraficamente avanzati, mettendoci nelle condizioni di doverci affidare a consulenti esterni. Il rischio concreto oggi è quello di non poter intercettare opportunità derivanti da finanziamenti, regionali, nazionali o legati al PNRR, proprio perché impossibilitati a seguire i vari iter gestionali degli stessi progetti. Le procedure macchinose poi mettono in forte crisi il nostro apparato amministrativo e tecnico, già oberato dalla mole di lavoro ordinaria che spesso impedisce di portare avanti il programma politico delle varie Amministrazioni Comunali.
D. - La costituzione dell’Area interna dell’Orvietano ha prodotto i risultati che ci si attendeva? Per quale motivo?
R. - La Strategia delle Aree Interne, nello specifico per noi quella dell’Orvietano, ha rappresentato e rappresenta tutt’ora una straordinaria opportunità per agevolare quello che in ANCI (Associazione nazionale comuni italiani) definiamo “Controesodo”, cruciale per la sopravvivenza dei cosiddetti territori marginali. Intervenire su questi ultimi poi è indispensabile per ristabilire un equilibrio utile alla redistribuzione della popolazione su tutto il territorio nazionale, contrastando conseguentemente gli inurbamenti delle città e lo spopolamento dei borghi e paesi. Ad oggi siamo ancora in fase sperimentale per ciò che riguarda molte delle attività messe in campo, utili a comprendere quali dovranno essere gli obiettivi prioritari per una politica sostenibile nei prossimi anni.
D. - In un quadro del genere il Suo comune ha attivato collaborazioni particolari con le realtà confinanti per sopperire alle carenze di cui ha parlato finora?
R. - Si, abbiamo avviato il progetto delle green community insieme ad altri comuni (Allerona, Baschi, Castel Viscardo, Ficulle, Orvieto, Parrano e San Venanzo).Tra le collaborazioni ed i momenti di approfondimento in atto, quella con il confinante Comune di Baschi risulta essere attualmente al centro della pianificazione, avendo le rispettive Amministrazioni Comunali obiettivi comuni e strategie simili. Attualmente è in corso una fase di confronto tra amministratori comunali, per omogeneizzare gli obiettivi con quelli del progetto generale.
D. - Il riconoscimento dei servizi ecosistemici (Strategie europea e italiana sulla biodiversità) come elemento caratterizzante i provvedimenti statali, regionali per la sostenibilità e in favore delle aree marginalizzate ha prodotto qualche risultato?
R. - Da poco abbiamo intrapreso questo percorso, di conseguenza ritengo prematuro parlare di risultati, bensì di obiettivi. Senza dubbio ha generato subito interesse e curiosità verso un futuro sostenibile, anche per le aree marginali, tenendo sempre al centro dell’attenzione la biodiversità. In particolar modo nei piccoli comuni bisogna parlare di sostenibilità, tutelando i delicati e preziosi ecosistemi presenti. Lo slancio della strategia deve partire dalle aree marginali per poi far cambiare direzione anche ai grandi centri urbani. L’ambizione è quella di essere un esempio per le generazioni attuali e future.
D. - Montecchio ha aderito alla proposta di costituire la green community denominata Umbria Etrusca: l’idea ha avuto difficoltà a passare in Consiglio comunale?
R. - L’idea è stata accolta con grande positività e unanimità da parte dell’intero Consiglio Comunale, trattandosi in primis di promozione e sostenibilità del territorio. Sostenibilità che deve essere in primo luogo quella ambientale, legata chiaramente anche ad una sostenibilità economica. Gli Amministratori hanno il dovere di immaginare un futuro migliore per i propri cittadini, valutando opportunità e strategie sostenibili politicamente ed economicamente, noi in questo caso non abbiamo avuto alcun dubbio. L’amore per questi luoghi magici che ci hanno trasmesso valori vorremmo fossero ripagati con il rispetto di queste terre, tutelando l’ambiente ed enfatizzando progetti rispettosi dello stesso.
D. - Umbria Etrusca ha definito i suoi obiettivi strategici collegandoli alle matrici dei servizi ecosistemici: patrimonio agro-forestale, risorse idriche, energia da fonti rinnovabili, turismo, patrimonio edilizio, integrazione delle reti energetiche e dei servizi di mobilità, agricoltura biologica. In quale ambito considera più attrezzato il Suo comune?
R. - La Green Community ben si integra con il territorio del comune di Montecchio che senz’altro è ricco di biodiversità ma anche di agro-biodiversità, caratterizzato soprattutto da micro aziende agrarie (quasi nella totalità ad indirizzo di conduzione Biologica), che spaziano dall’ arboricoltura da legno all’orticoltura, passando naturalmente dalla coltivazione di cereali e leguminose alla produzione di ottimo olio extravergine d’oliva e vino. Questo lavoro indispensabile effettuato dai nostri agricoltori e allevatori permette al nostro territorio di rimanere intatto e quindi allettante per molti turisti che vogliono scappare dalla freneticità delle città. Il nostro Comune ricade in buona parte in territorio montano, caratterizzato da ricchi boschi e foreste, ma anche di sentieri e strade che un tempo erano utilizzate per gli spostamenti delle persone tra i vari centri abitati. Il patrimonio agro-forestale e il turismo verde sono gli ambiti che ci caratterizzano, punti cardine della nostra partecipazione al progetto Umbria Etrusca.
D. - Le comunità energetiche rinnovabili stanno aspettando da quasi due anni di poter attivarsi: ritiene che siano uno strumento in grado di dare forza alla green community?
R. - Le comunità energetiche rinnovabili sono fondamentali per rendere ancora più green i nostri territori, quindi indispensabili per il raggiungimento degli obiettivi previsti dalla green community. Molti sono piccoli comuni e, di conseguenza, sprovvisti di un’adeguata macchina amministrativa, motivo in più per lavorare associati con altri comuni, creando ambiti omogenei e aumentando le possibilità di successo.
D. - In conclusione: lungo questo percorso qual è il rischio da cui guardarsi con più attenzione?
R. - Il rischio che più ci preoccupa, e che potrebbe facilmente materializzarsi, è l’impossibilità di riuscire ad adempiere agli obblighi e alle scadenze burocratiche. Per questo la collaborazione tra Comuni assume ulteriore importanza, utile,aggregando così visioni e competenze. Entusiasmo e idee ci sono, ora serve dar forza al progetto.
In foto il sindaco di Montecchio Federico Gori