La transizione energetica è lotta alle diseguaglianze sociali
Le politiche di contrasto alla povertà energetica sono un importante strumento contro le diseguaglianze, è quindi necessario fare un’attenzione particolare agli impatti sociali che queste generano
Un altro inverno è passato e la sfida della transizione energetica sembra essere già stata riposta nel cassetto delle “emergenze all’occorrenza”, quello ormai stracolmo, che sarà riaperto quando i costi delle bollette torneranno a far suonare l’allarme e con un velo di tristezza saluteremo il ritorno dei soliti slogan e sussidi. Ahinoi, la transizione energetica non è un fenomeno stagionale soprattutto se pensiamo a quanto veloce sia stato il passaggio a metà XIX secolo dal legno al carbone e poi al petrolio e, più recentemente, al gas naturale. Pensiamo quindi alla transizione energetica come un processo ormai ineludibile e irreversibile e il modo in cui questa sarà condotta potrà determinare la capacità dei nostri territori di essere luoghi dell’inclusione e del benessere e le nostre società ad essere giuste e partecipative.
La stretta mondiale sulle forniture di gas ha determinato un'impennata dei prezzi dell'energia già nel secondo semestre 2021 (+54 per cento per elettricità, +44 per cento per gas rispetto al 2020, per utente domestico tipo) e questo ha dato luogo a crescenti problemi di accessibilità ai servizi energetici per molte famiglie. Famiglie la cui capacità di reddito è stata già fortemente compromessa da tre anni di pandemia post COVID-19 e ora si trovano nella condizione di dover rinunciare a beni e servizi essenziali, fra cui appunto, quelli per luce e riscaldamento. Questo è lo scenario tipo di povertà energetica che descrive l’impossibilità ad accedere ai livelli socialmente e materialmente necessari di consumo energetico con effetti sulla salute fisica e mentale, le performance sul lavoro e a scuola e ovviamente sull’ambiente. Essa è dovuta da una combinazione di 3 fattori: basso reddito familiare, alti costi dell’energia, scarsa efficienza energetica della casa. In Italia, i dati pubblicati da OIPE (Osservatorio Italiano sulla Povertà Energetica) nell’ultimo report disponibile segnano un aumento delle famiglie in povertà energetica che al 2021 sono state l’8,8% con punte del 22% nel Sud Italia. 9,3% sono invece le famiglie in povertà energetica con minori a carico che corrispondono a 950.000 bambini e adolescenti in condizioni di disagio energetico con conseguenze per il loro benessere fisico e mentale.
La misurazione della povertà energetica e l’identificazione delle sue cause risultano fondamentali perché permettono di comprendere il problema e quindi di progettare azioni efficaci a mitigare gli effetti indesiderati delle politiche di transizione. In generale, la povertà energetica è determinata da due fattori chiave: le necessità energetiche delle famiglie (che dipendono soprattutto dalla zona climatica) e dalla condizione economica. Mentre sul primo punto non si può intervenire direttamente, la situazione economica dipende dalle politiche di contrasto alla povertà e di sviluppo energetico che si sapranno mettere in campo. La povertà energetica amplifica una situazione iniziale di disagio economico e se i sussidi statali possono forse tamponare nell’immediato, non risolvono il problema dal punto di vista strutturare che tende ad acutizzare un contesto inziale dove il 7,5% delle famiglie italiane secondo ISTAT vive già in povertà assoluta, ovvero non ha risorse sufficienti per procurarsi beni e servizi considerati essenziali.
Abbiamo quindi una situazione di partenza caratterizzata da un consistente gruppo di famiglie che già soffrono una condizione di povertà strutturale e un’ampia zona grigia di famiglie che “sopravvivono”, ovvero la cui condizione reddituale è precaria e non permette di affrontare situazioni di spesa improvvisa.
Dall’altra parte abbiamo un mercato energetico schizzato a partire dal 2021 i cui costi per l’acquisto di servizi energetici ricade interamente sui cittadini. Come rileva Raffaella Milano, direttrice dei Programmi Italia – Europa per Save the Children, i dati definitivi sui prezzi al consumo dell’Istat per il 2022 mostrano, infatti, come l’impatto dell’inflazione sia stato più consistente per le famiglie meno abbienti, attestandosi al 12,1%, ben cinque punti percentuali in più rispetto all’effetto sulle famiglie con maggiore capacità di spesa. Le differenze di impatto tra i due gruppi di famiglie sono da ricondurre quasi interamente all’andamento dei prezzi dell’energia, il cui effetto nell’ultimo trimestre del 2022 è aumentato dell’86,2% per le famiglie più povere e del 60,7% per quelle con maggiore capacità di spesa, le quali destinano una quota minore del loro bilancio a tali beni (meno della metà rispetto alle famiglie meno abbienti).
Il contrasto alla povertà energetica significa quindi lottare contro le diseguaglianze, e qualsiasi politica che vuole accompagnare il processo di transizione energetica dovrà farlo con un’attenzione particolare agli impatti sociali che queste generano. Per affrontare gli ambiziosi obiettivi del Green Deal per il 2050 diventa quindi centrale immaginare un nuovo scenario di sviluppo che superi la logica assistenzialistica che fa perno su compensazioni e sussidi e ridisegnare politiche di sviluppo locale a partire dalla valorizzazione dei processi comunitari che possono intervenire direttamente in contrasto alle diseguaglianze sociali. Pensiamo a come le Comunità Energetiche Rinnovabili potranno intervenire e portare il cittadino al centro del processo di produzione energetica e controllo diffuso delle risorse.