CO2 e clima. L'Unione Europea preme con Fit for 55
Per il raggiungimento degli obiettivi climatici delineati dall'Onu per il 2030 il movimento cooperativo può avere un ruolo cruciale nella transizione energetica. Il tempo è scaduto ed ogni ritardo diventa un crimine.
Roma, il termometro che rileva la temperatura dell’aria ha raggiunto i 42 gradi. Non è un fenomeno eccezionale poiché l’Italia e l’Europa sono coinvolte da una cosiddetta “ondata di calore”.
L’estate 2023 è caratterizzata su scala globale dalle alte temperature, le più alte di sempre, conseguenza del cambiamento climatico provocato dalle emissioni di CO2.
Per contrastare il cambiamento climatico e ridurre le emissioni di gas a effetto serra l’Unione Europea ha elaborato un pacchetto di provvedimenti denominato Fit for 55 (Pronti per il 55%). Il pacchetto "Pronti per il 55%" è un insieme di proposte volte a rivedere e aggiornare le normative dell'UE e ad attuare nuove iniziative al fine di garantire che le politiche dell'UE siano in linea con gli obiettivi climatici concordati dal Consiglio e dal Parlamento europeo. "Pronti per il 55%" si riferisce all'obiettivo dell'UE di ridurre le emissioni nette di gas a effetto serra di almeno il 55% entro il 2030.
Il pacchetto di proposte mira a fornire un quadro coerente ed equilibrato per il raggiungimento degli obiettivi climatici dell'UE, in grado di: garantire una transizione giusta e socialmente equa; mantenere e rafforzare l'innovazione e la competitività dell'industria dell'UE assicurando nel contempo parità di condizioni rispetto agli operatori economici dei paesi terzi e sostenere la posizione leader dell'UE nella lotta globale contro i cambiamenti climatici.
Gli obiettivi di decarbonizzazione dell’economia entro il 2030 fissati dall’UE e dall’Italia uniti alle conseguenze sulla politica energetica europea e nazionale della guerra in Ucraina rendono urgente accelerare la transizione energetica in modo da assicurare al Paese la piena sostenibilità ambientale, sociale ed economica.
In questa prospettiva un ruolo determinante potrà essere svolto da una massiccia diffusione delle energie rinnovabili, dallo sviluppo su larga scala delle comunità energetiche rinnovabili e dalla realizzazione di ingenti investimenti per aumentare l’efficienza energetica nel modo di produrre e distribuire i servizi pubblici locali.
Per quanto riguarda le energie rinnovabili l’Italia è in ritardo rispetto ad altri paesi europei, come ad esempio la Germania, e deve incrementare in modo significativo la quantità di energia rinnovabile prodotta. I motivi di questi ritardi sono molteplici e tra questi vi sono anche le resistenze dei cittadini alla realizzazione di grandi interventi, come ad esempio i parchi eolici, che hanno un impatto sul paesaggio e che producono benefici economici solo per le società di capitali che realizzano gli impianti. Partendo da questa analisi la cooperazione può rappresentare un modello di impresa che permette a tutti i cittadini di partecipare alla realizzazione di grandi investimenti nel campo delle energie rinnovabili e di beneficiarne, anche in termini economici. In tal senso esemplari sono le cooperative energetiche distribuite lungo l’arco alpino che hanno reso comuni ed intere valli alimentate al 100% da energie rinnovabili generando un risparmio sulla bolletta energetica di circa il 50% ai cittadini ed alle imprese locali.
La forma cooperativa è anche ottimale per lo sviluppo e la gestione delle comunità energiche rinnovabili. La comunità energica rinnovabile è costituita da un gruppo di utenti – famiglie, imprese ed enti locali – che collaborano volontariamente con l’obiettivo comune di produrre, consumare e condividere energia da fonti rinnovabili, senza avere fine di lucro. Lo sviluppo delle comunità energetiche rinnovabili è estremamente importante perché ottimizza l’utilizzo dell’energia rinnovabile che una volta prodotta anziché essere immessa nella rete di alta tensione viene condivisa nel territorio in cui è prodotta, per questo motivo possono essere soci della comunità energetica sia i produttori che i consumatori di energia.
Le comunità energetiche rinnovabili in forma cooperativa, partendo dall’energia, possono rappresentare su larga scala dei modelli esemplari in cui i cittadini si auto-organizzano per gestire servizi pubblici locali che avranno un grande ruolo nel raggiungimento degli obiettivi legati alla decarbonizzazione dell’economia.
In questa prospettiva la cooperazione rappresenta un’alternativa agli attori pubblici oppure ai privati for profit nella gestione dei servizi pubblici locali come ad esempio il servizio di raccolta dei rifiuti, la gestione del servizio idrico o quella del trasporto pubblico locale. Le imprese cooperative da un lato sono imprese private che possono realizzare investimenti per aumentare il livello di efficienza energetica dei processi di produzione dei servizi pubblici locali senza dover sottostare ai limiti della finanza pubblica a cui sono sottoposti gli attori pubblici, dall’altro lato, a differenza delle società di capitali, non avendo quale fine istituzionale la massimizzazione del profitto per gli azionisti hanno una maggiore propensione a realizzare gli investimenti necessari per incrementare la qualità energetica dei processi produttivi. In altre parole la gestione dei servizi pubblici locali in forma cooperativa potrebbe favorire la realizzazione degli ingenti investimenti necessari per raggiungere gli obiettivi del pacchetto Fit for 55. Questa prospettiva – che potrebbe sembrare utopica ad una prima lettura – appare necessaria se si verificano i scarsi risultati in termini di investimenti realizzati nei settori passati da una gestione pubblica ad una gestione privata come ad esempio è avvenuto nel sistema ferroviario del Regno Unito o nella rete autostradale in Italia.